Magistratura onoraria, processo bis (e immediato) per l’Italia a Corte giustizia Ue

Il processo bis sulla magistratura onoraria per l’Italia ci sarà, e sarà spedito. La Corte di giustizia ha comunicato ai legali di Unagipa e Angdp, gli avv.ti Gabriella Guida, Vincenzo De Michele e Francesco Visco, che la seconda causa ancora pendente a Lussemburgo sullo stato giuridico della magistratura onoraria sarà decisa senza trattazione orale e senza conclusioni dell’avvocato generale.

Si tratta della causa C-236/20 promossa dal Tar Emilia-Romagna, che ha insistito con la Corte di giustizia per ottenere quelle risposte che sembravano già essere state fornite dai Giudici europei con la nota sentenza UX del 16 luglio 2020, in cui la giudice di pace ricorrente era stata difesa dallo stesso collegio difensivo.

Con la comunicazione di ieri la cancelleria ha precisato che la causa verrà decisa dallo stesso Collegio a cinque giudici della sentenza UX, ad eccezione del giudice inglese Vaida, cessato per la Brexit e sostituito da una Giudice lettone.

Il segnale è chiaro, ancora di più dopo la procedura di infrazione del 15 luglio 2021 della Commissione europea sulla violazione dello Stato di diritto da parte dell’Italia per mancata attuazione delle direttive nei confronti della magistratura onoraria, considerata dal TAR Lazio, dal Consiglio di Stato, dalla Cassazione e dalla stessa Corte costituzionale come ‘non lavoratori’, quindi non equiparabili alle condizioni di lavoro e di tutela dell’indipendenza assicurate ai magistrati professionali.

La Corte di giustizia deciderà subito, entro due-tre mesi. Non c’è tempo dunque per il governo Draghi: o la riforma della magistratura onoraria viene fatta immediatamente riconoscendo i diritti e le condizioni di lavoro minime anche per il passato nell’equiparazione con chi svolge le stesse funzioni giurisdizionali, i professionali, o assisteremo ad una sospensione del Recovery fund per l’Italia per l’accertata e persistente violazione dello Stato di diritto e del Regolamento Ue 2020/2092, dovuta alla mancata applicazione delle sentenze della Corte di giustizia anche da parte del sedicente governo europeista italiano.

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